Un grande protagonista del calcio italiano, esempio anche di umanità, lealtà e sincerità. E’ l’ex mister della nazionale italiana di calcio Enzo Bearzot, morto ieri mattina a Milano all’età di 83 anni.
Radio Vaticana - Il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano lo ha ricordato come “indimenticato commissario tecnico della nazionale italiana, e come grande amico di Sandro Pertini”. La data dei funerali, che si terranno in forma privata, non è stata ancora decisa. Il servizio di Amedeo Lomonaco: ascolta
Madrid, 11 luglio 1982: l’Italia allenata da Enzo Bearzot vince i Mondiali di calcio. A questa partita è legato il momento più esaltante della carriera sportiva dell’allenatore friulano. Un uomo che, oltre a importanti traguardi nel calcio, si è sempre distinto, sin dai tempi del liceo dai gesuiti, per onestà e cultura come sottolinea il telecronista sportivo Bruno Pizzul:
“Conoscendolo bene, si intuiva che era un uomo di profonda cultura personale e di valori etici ed umani veramente notevoli. Un personaggio di singolare spessore, sapeva essere personaggio di primissimo livello, ma senza mai atteggiarsi a tale; un uomo di grandi valori anche religiosi, con una religiosità manifestata alla sua maniera, non sbandierata, molto intima, ma vissuta e profonda”.
Una celebre partita, non di calcio ma a carte, scolpita nei ricordi di molti italiani, è quella giocata a bordo dell’aereo che riportava in patria la Nazionale campione del mondo. Una partita tra Enzo Bearzot, il capo di Stato italiano Sandro Pertini e i giocatori Franco Causio e Dino Zoff, che sottolinea anche come le vittorie più belle siano quelle accompagnate da rispetto e amicizia. Il ricordo di Enzo Bearzot nelle parole di Dino Zoff:
“Eravamo legati da amicizia e da stima. Era una persona straordinaria sotto tutti gli aspetti e quindi - almeno a me - ha dato un’impronta di serietà. Una persona sempre alla ricerca del giusto. Aveva frequentato il classico e quindi era una persona di una certa cultura e questo gli apriva la mente e gli faceva dare a tutti la stessa importanza, piccoli e grandi. Un comportamento da persona seria...”.
Parole alle quali fanno eco anche quelle di Giancarlo Antognoni, uno dei giocatori che Enzo Bearzot ha allenato per diversi anni:
“Un uomo che ha dato molto al calcio italiano, sia come allenatore che come persona. Una persona, forse, di altri tempi … Non chiuso come poteva sembrare, ma anzi molto eloquente, con cui poter parlare tranquillamente. Il rapporto con noi non era solo quello da allenatore a giocatore, ma soprattutto da amico … Credeva molto nel rapporto umano e più che in campo fuori dal campo. Dava quella tranquillità che altri non ti danno. Perdiamo una persona importante…”.
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“Conoscendolo bene, si intuiva che era un uomo di profonda cultura personale e di valori etici ed umani veramente notevoli. Un personaggio di singolare spessore, sapeva essere personaggio di primissimo livello, ma senza mai atteggiarsi a tale; un uomo di grandi valori anche religiosi, con una religiosità manifestata alla sua maniera, non sbandierata, molto intima, ma vissuta e profonda”.
Una celebre partita, non di calcio ma a carte, scolpita nei ricordi di molti italiani, è quella giocata a bordo dell’aereo che riportava in patria la Nazionale campione del mondo. Una partita tra Enzo Bearzot, il capo di Stato italiano Sandro Pertini e i giocatori Franco Causio e Dino Zoff, che sottolinea anche come le vittorie più belle siano quelle accompagnate da rispetto e amicizia. Il ricordo di Enzo Bearzot nelle parole di Dino Zoff:
“Eravamo legati da amicizia e da stima. Era una persona straordinaria sotto tutti gli aspetti e quindi - almeno a me - ha dato un’impronta di serietà. Una persona sempre alla ricerca del giusto. Aveva frequentato il classico e quindi era una persona di una certa cultura e questo gli apriva la mente e gli faceva dare a tutti la stessa importanza, piccoli e grandi. Un comportamento da persona seria...”.
Parole alle quali fanno eco anche quelle di Giancarlo Antognoni, uno dei giocatori che Enzo Bearzot ha allenato per diversi anni:
“Un uomo che ha dato molto al calcio italiano, sia come allenatore che come persona. Una persona, forse, di altri tempi … Non chiuso come poteva sembrare, ma anzi molto eloquente, con cui poter parlare tranquillamente. Il rapporto con noi non era solo quello da allenatore a giocatore, ma soprattutto da amico … Credeva molto nel rapporto umano e più che in campo fuori dal campo. Dava quella tranquillità che altri non ti danno. Perdiamo una persona importante…”.
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