Alto 30 metri, sarà visibile da tutta la popolazione nordcoreana che vive nei pressi del confine. È stato acceso questa notte, mentre alcuni fedeli intonavano canti di Natale. Nel frattempo, Seoul lancia le esercitazioni militari più imponenti degli ultimi anni.
Seoul (AsiaNews) – Dopo 7 anni, un albero di Natale torna ad accendersi sul confine che divide le due Coree. La cerimonia di illuminazione è stata celebrata questa notte sul picco Aegibong, in territorio sudcoreano, a meno di due chilometri dal territorio del Nord. Condannata come “propaganda” da Pyongyang, l’installazione dell’albero era stata interrotta in un gesto di buona volontà da parte di Seoul: il ritorno alla tradizione è un segnale forte da parte dell’amministrazione di Lee Myung-bak, che non intende cedere alle minacce del regime.
Alto 30 metri, l’albero sarà perfettamente visibile dai nordcoreani che vivono nel territorio, dove l’elettricità è razionata. Circa 200 persone si sono riunite per la cerimonia, cantando inni natalizi cristiani. Lee Young-hoon, pastore protestante di Seoul che ha organizzato il tutto, ha detto: “Spero che l’amore di Cristo e la pace potranno presto spandersi in tutta la popolazione nordcoreana”. Tuttavia il gesto è un chiaro segnale.
Oltre all’albero, infatti, sono iniziate questa mattina anche le più grandi esercitazioni militari di terra della storia moderna della Corea del Sud. Il presidente Lee ha affermato oggi che l’esercito di Seoul “lancerà un contrattacco spietato” in caso di nuovo attacco della Corea del Nord. Indossando una tuta mimetica, Lee si è recato a visitare i reparti schierati sul confine fortificato tra i due Paesi, mentre poco lontano i militari conducevano poco massicce esercitazioni che hanno coinvolto l’artiglieria, i mezzi corazzati e l’aviazione.
Le esercitazioni si sono svolte nel poligono militare di Pochen (a 25 chilometri dal confine), nella cosiddetta “zona smilitarizzata”. La Corea del Nord ha risposto alla prova di forza denunciando i “guerrafondai” del Sud ma ha evitato di profferire le sue abituali, altisonanti minacce di “devastanti rappresaglie”. “Avevo creduto che la pazienza avrebbe assicurato la pace a queste terre - ha detto Lee - ma le cose non stanno così”. Da ieri, la marina militare sudcoreana è impegnata in esercitazioni a circa 100 chilometri dal confine marittimo tra le due Coree, che non è riconosciuto da Pyongyang.
Si tratta della quarta tornata di esercitazioni dei militari sudcoreani - una delle quali tenuta insieme agli Usa - dal 23 novembre, quando quattro persone sono rimaste uccise in un bombardamento lanciato dalla Corea del Nord contro l’isola di Yeonpyeong. Washington ha chiesto a Pyongyang di “mantenere la calma” e ha sottolineato il “diritto” di Seoul a compiere manovre militari nel proprio territorio.
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Oltre all’albero, infatti, sono iniziate questa mattina anche le più grandi esercitazioni militari di terra della storia moderna della Corea del Sud. Il presidente Lee ha affermato oggi che l’esercito di Seoul “lancerà un contrattacco spietato” in caso di nuovo attacco della Corea del Nord. Indossando una tuta mimetica, Lee si è recato a visitare i reparti schierati sul confine fortificato tra i due Paesi, mentre poco lontano i militari conducevano poco massicce esercitazioni che hanno coinvolto l’artiglieria, i mezzi corazzati e l’aviazione.
Le esercitazioni si sono svolte nel poligono militare di Pochen (a 25 chilometri dal confine), nella cosiddetta “zona smilitarizzata”. La Corea del Nord ha risposto alla prova di forza denunciando i “guerrafondai” del Sud ma ha evitato di profferire le sue abituali, altisonanti minacce di “devastanti rappresaglie”. “Avevo creduto che la pazienza avrebbe assicurato la pace a queste terre - ha detto Lee - ma le cose non stanno così”. Da ieri, la marina militare sudcoreana è impegnata in esercitazioni a circa 100 chilometri dal confine marittimo tra le due Coree, che non è riconosciuto da Pyongyang.
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