Dopo essere stata approvata dalla camera dei deputati anche in senato è passata una legge, dall’alto valore storico, che criminalizza la tratta in schiavitù e la tratta dei neri.
Agenzia Misna - Due concetti molto simili, che sebbene non abbiano più in Senegal – fortunatamente – ripercussioni pratiche, sono state oggetto di analisi da parte dei parlamentari del paese africano che in questo modo hanno voluto inviare un segnale di consapevolezza e accusatorio nei confronti di chi per secoli ha impoverito l’Africa rubando le sue risorse e deportando i suoi abitanti. “Il testo della legge - ha detto el Hadj Amadou Sall, ministro della Giustizia – è un appello alle nostre coscienze, al nostro dovere di memoria da esercitare che ci differenzia, ed è un appello alle nostre emozioni”. Secondo il ministro, la legge marca la volontà dell’Africa di partecipare allo sviluppo dell’umanità perché, ha sottolineato, “nessun popolo ha subito tante e tali violenze nella storia dell’uomo”. Pure una senatrice critica del provvedimento, Sokhna DIeng Mbacké – perplessa sull’opportunità di approvare una legge, quando a suo parere sarebbe stato meglio affrontare l’argomento con iniziative di altro tipo – ha alla fine votato a favore sottolineando la necessità di non dimenticare: “Forse non ci sarebbe stato bisogno di un disegno legislativo - ha detto dopo il voto - ma l’isola di Gorée è ancora là a ricordarci ciò che avvenne per diversi secoli”. La senatrice ha fatto riferimento alla piccola isola antistante la città di Dakar e colonizzata dagli europei fin dalla metà del 1400. Passata per diverse mani (portoghesi, olandesi, inglesi e infine francesi) l’isola fu anche utilizzata come scalo intermedio tra l’Africa e le Americhe per il trasporto di migliaia di persone rese schiave e destinate alle piantagioni americane. L’isola di Gorée è dal 1978 Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco e ospita un museo della memoria che ripercorre la tragedia della schiavitù e della tratta degli africani.
Agenzia Misna - Due concetti molto simili, che sebbene non abbiano più in Senegal – fortunatamente – ripercussioni pratiche, sono state oggetto di analisi da parte dei parlamentari del paese africano che in questo modo hanno voluto inviare un segnale di consapevolezza e accusatorio nei confronti di chi per secoli ha impoverito l’Africa rubando le sue risorse e deportando i suoi abitanti. “Il testo della legge - ha detto el Hadj Amadou Sall, ministro della Giustizia – è un appello alle nostre coscienze, al nostro dovere di memoria da esercitare che ci differenzia, ed è un appello alle nostre emozioni”. Secondo il ministro, la legge marca la volontà dell’Africa di partecipare allo sviluppo dell’umanità perché, ha sottolineato, “nessun popolo ha subito tante e tali violenze nella storia dell’uomo”. Pure una senatrice critica del provvedimento, Sokhna DIeng Mbacké – perplessa sull’opportunità di approvare una legge, quando a suo parere sarebbe stato meglio affrontare l’argomento con iniziative di altro tipo – ha alla fine votato a favore sottolineando la necessità di non dimenticare: “Forse non ci sarebbe stato bisogno di un disegno legislativo - ha detto dopo il voto - ma l’isola di Gorée è ancora là a ricordarci ciò che avvenne per diversi secoli”. La senatrice ha fatto riferimento alla piccola isola antistante la città di Dakar e colonizzata dagli europei fin dalla metà del 1400. Passata per diverse mani (portoghesi, olandesi, inglesi e infine francesi) l’isola fu anche utilizzata come scalo intermedio tra l’Africa e le Americhe per il trasporto di migliaia di persone rese schiave e destinate alle piantagioni americane. L’isola di Gorée è dal 1978 Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco e ospita un museo della memoria che ripercorre la tragedia della schiavitù e della tratta degli africani.| Tweet |
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