Vasta eco hanno avuto le parole del Papa ieri all'Angelus a Romano Canavese. In particolare ha suscitato commenti l'incoraggiamento di Benedetto XVI a quanti a causa della crisi si ritrovano senza lavoro. Ma qual è la situazione della disoccupazione in Italia? Sergio Centofanti lo ha chiesto ad Andrea Olivero, presidente delle Acli.
RadioVaticana R. – La situazione è difficile, complessa perché in alcune parti del Paese, in particolare quelle più sviluppate e che quindi tradizionalmente non avevano un problema così rilevante di disoccupazione, si stanno perdendo decine di migliaia di posti di lavoro e non c’è una prospettiva immediata alla possibilità di andare a recuperare, perché c’è ancora una situazione di stagnazione perdurante. Questo porta appunto moltissime persone – noi ne incontriamo ogni giorno – a perdere il lavoro ma soprattutto a non aver fiducia nella prospettiva di ritrovarne un altro. Ed è per questo che le parole del Pontefice sono state quanto mai opportune.
D. – Il Papa ha auspicato che l’enciclica “Caritas in veritate” possa mobilitare le forze positive per contribuire a rivedere modelli di sviluppo...
R. – Sì, in particolare è molto importante questo riferimento che lui ha fatto su una civilizzazione dell’economia, su un’economia che deve convertirsi e che deve riscoprire effettivamente il suo servizio all’uomo, ed è molto opportuno che il Papa richiami tutti gli uomini di buona volontà a leggere, a guardare questa sua riflessione perché è una riflessione che fa osare, che in qualche modo ci sprona a non trovare soluzioni di comodo ma, invece, a guardare effettivamente a ciò che è il bene comune.
D. – Ha ricordato anche i valori fondamentali su cui basare questo sviluppo: famiglia, rispetto della vita, giustizia, solidarietà, capacità di sacrificio …
R. – E’ importante questo raccordo profondo che lui ha fatto sulla questione antropologica come grande questione sociale. Credo che le cose che sono state dette in questi anni – molto opportunamente – sui temi della vita, non siano in nessun modo e non possano essere slegate rispetto ai temi del lavoro, rispetto ai temi dell’immigrazione, anche rispetto alle grandi scelte tradizionalmente sociali. Oggi si deve scommettere su tutto insieme!
D. – Infine, si è domandato quale cultura venga proposta oggi ai giovani, esortandoli a vincere la tentazione di vie facili e illusorie…
R. – Sì. Anche qui, è indubbio che stiamo attraversando una fase critica, perché i modelli culturali che abbiamo prospettato ai giovani sono entrati in crisi. Non è tanto la generazione dei giovani, come talvolta si dice, che sta attraversando la crisi: la crisi la attraversiamo tutti! Anzi, forse sono più i genitori, sono più le figure degli adulti che sono entrate profondamente in crisi e che non riescono quindi poi a dare di se stesse un’immagine e una prospettiva per i più giovani, una prospettiva allettante che, insomma, dia motivazione per una scelta di vita. Credo che bene faccia il Pontefice a richiamarci a questo dovere, ad identificare gli scopi di una vita. Non è un caso che poi nell’enciclica si parli con molta forza del tema della gratuità, del dono! Se noi non abbiamo il coraggio ad andare a chiedere ai giovani di rischiare nella propria vita mettendosi anche al servizio degli altri, andando a vedere la propria vita non con egoismo ma con dedizione ad un progetto più grande, difficilmente instilleremo in loro anche il desiderio di crescere o il desiderio di mettersi in gioco, il desiderio – in fondo – di avere una vita piena, di avere una vita che valga la pena di essere vissuta!
D. – Il Papa ha auspicato che l’enciclica “Caritas in veritate” possa mobilitare le forze positive per contribuire a rivedere modelli di sviluppo...
R. – Sì, in particolare è molto importante questo riferimento che lui ha fatto su una civilizzazione dell’economia, su un’economia che deve convertirsi e che deve riscoprire effettivamente il suo servizio all’uomo, ed è molto opportuno che il Papa richiami tutti gli uomini di buona volontà a leggere, a guardare questa sua riflessione perché è una riflessione che fa osare, che in qualche modo ci sprona a non trovare soluzioni di comodo ma, invece, a guardare effettivamente a ciò che è il bene comune.
D. – Ha ricordato anche i valori fondamentali su cui basare questo sviluppo: famiglia, rispetto della vita, giustizia, solidarietà, capacità di sacrificio …
R. – E’ importante questo raccordo profondo che lui ha fatto sulla questione antropologica come grande questione sociale. Credo che le cose che sono state dette in questi anni – molto opportunamente – sui temi della vita, non siano in nessun modo e non possano essere slegate rispetto ai temi del lavoro, rispetto ai temi dell’immigrazione, anche rispetto alle grandi scelte tradizionalmente sociali. Oggi si deve scommettere su tutto insieme!
D. – Infine, si è domandato quale cultura venga proposta oggi ai giovani, esortandoli a vincere la tentazione di vie facili e illusorie…
R. – Sì. Anche qui, è indubbio che stiamo attraversando una fase critica, perché i modelli culturali che abbiamo prospettato ai giovani sono entrati in crisi. Non è tanto la generazione dei giovani, come talvolta si dice, che sta attraversando la crisi: la crisi la attraversiamo tutti! Anzi, forse sono più i genitori, sono più le figure degli adulti che sono entrate profondamente in crisi e che non riescono quindi poi a dare di se stesse un’immagine e una prospettiva per i più giovani, una prospettiva allettante che, insomma, dia motivazione per una scelta di vita. Credo che bene faccia il Pontefice a richiamarci a questo dovere, ad identificare gli scopi di una vita. Non è un caso che poi nell’enciclica si parli con molta forza del tema della gratuità, del dono! Se noi non abbiamo il coraggio ad andare a chiedere ai giovani di rischiare nella propria vita mettendosi anche al servizio degli altri, andando a vedere la propria vita non con egoismo ma con dedizione ad un progetto più grande, difficilmente instilleremo in loro anche il desiderio di crescere o il desiderio di mettersi in gioco, il desiderio – in fondo – di avere una vita piena, di avere una vita che valga la pena di essere vissuta!
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