lunedì, luglio 20, 2009

di Carmine Alboretti

A Torre Annunziata, in provincia di Napoli, la camorra detta legge in tutti i campi, anche nel mondo del lavoro. Costringe le aziende a pagare il “pizzo” e, quando occorre, assume direttamente la manodopera, arruolandola per strada. Dai verbali di una delle inchieste della magistratura, “Forte Apache”, emerge che per sbarcare il lunario più di un disoccupato si è fatto raccomandare ai boss del luogo per essere “assunto” come pusher o “vedetta”. Dove non arriva la mano dello Stato c’è quella dei “padrini”, sempre disponibili con tutti. Fino a poco tempo fa al “Quadrilatero delle carceri”, uno dei quartieri più antichi e degradati della cittadina vesuviana, gli spacciatori mercanteggiavano con i clienti alla luce del sole, sotto gli occhi di passanti ed automobilisti, costretti a far finta di nulla.

I clan avevano organizzato tutto come in una fabbrica: all’ora prestabilita veniva servita la colazione e, in caso di blitz delle forze dell’ordine, donne e bambini erano pronti a catapultarsi in strada per impedire gli arresti. Gli agenti della Polizia di Stato, coordinati dal primo dirigente Attilio Nappi, hanno filmato in soli tre giorni, ben 600 transazioni per un guadagno complessivo di oltre 50.000 euro alla settimana.
Lo spaccio delle sostanze stupefacenti è la colonna portante dell’economia criminale. E poco importa se schiere di giovani si sono rovinati l’esistenza finendo nel tunnel della droga.

Per i mercanti di morte la vita di un uomo vale meno di niente. Lo sanno bene i familiari di Giuseppe Veropalumbo, stroncato a 30 anni da un proiettile vagante. Si “arrangiava” nella piccola officina del padre, a due passi dal porto. Il 31 dicembre 2007, intorno alle 20, era a tavola con la moglie Carmela, la piccola Ludovica (di appena 15 mesi), i genitori ed altri parenti. Avrebbe voluto attendere lo scoccare della mezzanotte per brindare all’anno nuovo, ma il suo è rimasto un desiderio irrealizzabile.

Qualcuno, sicuramente un “affiliato” della camorra, ha pensato bene di sostituire ai classici petardi una sventagliata di kalashnikov sparata contro il palazzo. Una pallottola lo ha centrato in pieno nel salotto di casa. Il colpo, entrato attraverso il vetro degli infissi del balcone, gli si è conficcato nella parte bassa della schiena fermandosi all’altezza dei polmoni.

Per questo delitto ancora nessuno ha pagato. E se non verrà squarciato il muro di omertà eretto in questi mesi, sarà difficile un nome ed un volto all’assassino.
È l’omertà e l’indifferenza la linfa che alimenta la camorra. Fino a quando non saranno debellate, l’operazione di ripristino della legalità che poliziotti, carabinieri e militari stanno portando avanti, sarà sempre incompleta.

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