del nostro redattore Carlo Mafera
Tra il 1450 e il 1700 furono celebrati in Europa circa 100mila processi di stregoneria, la metà dei quali si conclusero con il rogo delle persone accusate. Il dato importante è che furono i tribunali civili ad emanare queste sentenze e non quelli ecclesiastici che ebbero la responsabilità della morte di solo 100 persone, di cui 36 in Italia. E’ vero anche che la condanna a morte attraverso il rogo era di competenza delle autorità civili le quali, in base alle decisioni del tribunale ecclesiastico, ne emetteva una propria e si incaricava della sua esecuzione. Resta da approfondire la relazione tra l’effettiva influenza del potere religioso su quello civile e cioè quanti processi siano stati condizionati dall’autorità ecclesiastica e quanti siano stati celebrati autonomamente. Ciò che comunque prevale è il dato sociologico su quello religioso. In un'epoca dove ancora le acquisizioni scientifiche erano scarse e dove le tensioni sociali erano forti soprattutto quando si verificavano pestilenze e carestie, cercare una causa o un colpevole a tutti i costi costituiva un elemento di distensione. Di fronte ad una realtà sociale in cui neanche la religione riusciva a dare delle risposte, risultava facile trovare il “capro espiatorio” nella parte più debole della società: le donne. Esse erano individuate tra le guaritrici (cioè quelle che conoscevano l’uso di erbe ed infusi spesso non meno efficaci delle medicine del tempo) tra le prostitute e le levatrici. Molte “streghe” erano torturate e bruciate vive in base a delazioni anonime motivate da banali ragioni.Il dato sociologico risulta prevalente sugli altri fattori da alcuni segnali-spia come quello dello scatenamento della caccia alle streghe dovuto alla furia popolare che arrivava persino alla giustizia sommaria. Ciò costringeva la Chiesa ad organizzare processi, istituire inquisitori e avvocati difensori per incanalare la tensione sociale. Era difficile per il potere temporale non intervenire perché nessuno voleva mettersi contro le sentenze della Chiesa (condizionata a sua volta dalla tensione sociale) e contro le prediche degli inquisitori che invocavano il fuoco purificatore. Infatti la condanna a morte attraverso il rogo trovava fondamento teologico dal versetto del Vangelo di Giovanni (15,6) che dice “chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi viene raccolto per essere gettato via e bruciato” e poi anche nell’antico testamento c’era scritto : “Non lascerai vivere mago”.
Le motivazioni sulla caccia alle streghe erano anche legate nel medioevo alla persecuzione nei confronti di altre “fedi” cioè verso le cosiddette eresie, soprattutto contro i Catari e i Valdesi. Si credeva infatti che il termine “Catari” venisse da catus (gatto) che era l’animale con cui veniva identificato satana. Invece nell’età moderna la logica delle persecuzioni contro un “capro espiatorio” si rivolse verso il sesso femminile e si trasformò in un vero e proprio genocidio. Ci sono anche motivazioni economiche alla base delle sopraffazioni, in quanto la condanna al rogo prevedeva la confisca dei beni che venivano incamerati equamente tra la Chiesa e il potere temporale.
Un altro fattore importante da considerare fu la rottura dell’unità religiosa tra la fine del quattrocento e la fine del settecento, periodo nel quale si espresse la massima conflittualità tra le varie correnti del cristianesimo. A seguito della Riforma, si creò un’atomizzazione delle fedi cristiane che sfociò in una proliferazione di sette, soprattutto nell’ambito protestante. Tale fenomeno coinvolse tutte le classi sociali, da quella dei contadini a quella di coloro che detenevano il potere e determinò così una guerra di tutti contro tutti (in latino: bellum omnium contra omnes). In questo terreno fertile trovò origine e nutrimento il fenomeno della caccia alle streghe.
Premesse queste argomentazioni storiche e sociologiche che danno uno scenario ben definito della complessità dell’argomento, si può evincere che l’idea di una Chiesa omicida vada rivisitata e corretta. Così anche l’Inquisizione va riesaminata alla luce degli studi storici già menzionati. E’ chiaro che, pur rimanendo valide le accuse contro la Chiesa cattolica, queste vadano ridimensionate, puntualizzando scientificamente cosa sia effettivamente successo nei secoli XVI, XVII e XVIII. Facendo ciò si possono poi dare giudizi più equi e veritieri. Ricordo di aver sostenuto nel 1995 un esame di storia moderna monografica, proprio su questo argomento e il testo adottato dal prof. Monticone, rifletteva le idee e i dati già esposti. Il dato più eloquente era che i tribunali ecclesiastici cattolici misero al rogo circa 100 persone. Per l’esattezza 4 in Portogallo, 59 in Spagna e 36 in Italia.
Nel 1998 ebbi la conferma di questo dato storico in quanto fu tenuto un simposio sull’argomento con la finalità di cercare la verità storica e fare piena luce sul fenomeno. Fu lo stesso Giovanni Paolo II, dichiarò il cardinale Etchegaray “a chiedere chiarezza sull’Inquisizione ricordando la Tertio millennio adveniente che evoca l’Inquisizione come un capitolo doloroso sul quale i Figli della Chiesa non possono non tornare con animo aperto al pentimento”. Il desiderio sincero di chiedere perdono da parte del grande pontefice Giovanni Paolo II, per le colpe commesse dalla Chiesa cattolica, doveva essere contemperato dalla esatta definizione del fenomeno per non imputare alla Chiesa stessa delitti che non aveva mai commesso. Come disse il cardinale Georges Cottier, durante il simposio “… una domanda di perdono che la Chiesa deve fare a riguardo dei propri errori del passato non può che riguardare fatti veri e obiettivamente riconosciuti. Non si chiede perdono per alcune immagini diffuse dall’opinione pubblica che hanno più del mito che della realtà”. Anche l’eccessiva colpevolizzazione della Chiesa può essere stata una nuova “caccia alle streghe” al contrario.
Presumibilmente furono i protestanti, i cui tribunali si macchiarono di numerosi delitti, che diffusero nel XVI secolo informazioni false e tendenziose sulle autorità cattoliche attribuendo loro migliaia di esecuzioni capitali. Come giustamente afferma Paolo Luigi Rodari nel suo articolo del n. 26 del 24 giugno di “Tempi” : “ Se è sempre giusto riconoscere i propri errori, è altrettanto ingiusto dover pagare colpe per altri mai commessi. Si dovrebbe, invece essere sempre al servizio della verità perche come ricorda Dignitatis Humanae, essa
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articolo dal tono moderato che lascia spazio al confronto. è importante riscoprire quello che ci ha preceduto.
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