domenica, luglio 26, 2009
Un uomo è stato condannato all’ergastolo e cinque altri a pene detentive di sette o quindici anni per aver organizzato, commesso o partecipato all’omicidio di persone affette da albinismo, mentre altri tre sono stati assolti per mancanza di prove

Agenzia Misna - La sentenza è stata emessa da un tribunale delle provincia di Ruyigi, al confine con la Tanzania. La polizia ritiene che gli imputati siano i responsabili dell’uccisione o mutilazione di 12 uomini, donne e bambini albini, le cui parti del corpo venivano trafficate in Tanzania e vendute a “stregoni” per la creazione di costose pozioni magiche per attirare la buona fortuna e il successo economico. Da sempre gravemente discriminati per la loro diversità fisica in più paesi africani (l’albinismo è una quasi totale mancanza di melanina nella pelle, nei capelli e negli occhi, dovuta a una condizione genetica, che li lascia esposti ai danni degli ultravioletti) negli ultimi anni gli albini sono diventati vittime di crimini efferati, contro cui il governo della Tanzania e quello del Burundi stanno combattendo, sia con strumenti giudiziari che con campagne d’informazione contro la stregoneria. Si presume che il fenomeno si sia sviluppato nei distretti settentrionali della Tanzania dove dal 2007 sono stati uccisi 40 albini, e che ciò abbia stimolato simili crimini nel confinante Burundi.Superstizione e avidità sono i fattori che alimentano questo lucroso traffico criminale che ha gettato nel terrore centinaia di albini, e le loro famiglie, che vivono nei due paesi. “La stregoneria è praticata in Africa da tempi antichissimi ma ora si è trasformata secondo i nuovi stili di vita moderni” ha detto Isaac Mwaura, membro dell’Associazione degli albini del Kenya all’emittente araba ‘Al Jazeera’, ricordando che un tempo gli stregoni chiedevano una gallina bianca o un gatto nero per le loro pratiche; “quando la ricchezza è vista solo in termini di denaro e prosperità, la gente segue questi obiettivi e fa qualunque cosa” ha continuato Mwara che non essta a definire il fenomeno “un’estensione dell’avidità”.


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