domenica, giugno 21, 2009
Eco51 - L’inquinamento ambientale svolge un ruolo mai riconosciuto sull’insorgenza di malattie epatiche in chiunque sia esposto a lungo, e anche a bassi livelli, ad agenti chimici come i pesticidi organoclorurati vietati – DDT e atrazina sono tra i più noti – e i metalli pesanti come il mercurio e il piombo. Negli Stati Uniti, escludendo i tradizionali fattori di rischio epatico come l’alcolismo, l’epatite virale e l’obesità, risulta che gli adulti inspiegabilmente ammalati di fegato ammontino a quasi un quarto della popolazione. Alcuni di questi stati patologici possono essere imputabili all’inquinamento ambientale da pesticidi e metalli pesanti, tossine che quindi diventano un altro importante fattore di rischio per la malattia epatica.

Lo dimostra un nuovo studio condotto negli Usa dal Dott. Matthew Cave, gastroenterologo ed epatologo dell’Università di Louisville, nel Kentucky, presentato a Chicago durante il Congresso Digestive Disease Week 2009 (DDW) (30 maggio - 4 giugno), il maggiore a livello internazionale nell’ambito della gastroenterologia, epatologia, endoscopia e chirurgia gastrointestinale.

Il team guidato dal Dott. Matthew Cave ha consultato le banche dati statunitensi dell’indagine nazionale sulla salute e sulla nutrizione NHANES (National Health and Nutrition Examination Survey) degli anni 2003-2004 per identificare gli adulti colpiti nella funzionalità del fegato, che presentavano significativi livelli di 196 diversi tipi di comuni inquinanti – compresi piombo, mercurio, policlorobifenili (PCB) e pesticidi – nel sangue o nelle urine. Soltanto 111 sostanze tossiche comparivano nel 60% dei 4.582 pazienti. Una volta esclusi gli ammalati in seguito a fattori di rischio tradizionali – come l’alcolismo, l’epatite virale, l’obesità – i ricercatori hanno riscontrato che nel 37,6% dei casi di malattia epatica dovuta a cause sconosciute erano presenti elevati livelli di un particolare enzima epatico.

Dopo avere considerato le possibili variabili – l’obesità, il diabete, l’indice di massa corporea, la razza, il sesso, la povertà – è risultato che all’aumento dell’esposizione a metalli pesanti e pesticidi corrisponde quello dei livelli anomali dell’enzima epatico, marcatore di un danno al fegato. Ne consegue che numerosi stati patologici finora inconsulti possano essere imputati all’inquinamento ambientale da pesticidi e metalli pesanti, tossine che quindi diventano un nuovo fattore di rischio. Questa analisi americana, che rimane ancora da approfondire, è stata condotta trasversalmente, perciò non può ancora dimostrare appieno un nesso di causalità tra inquinamento e malattie epatiche. Intanto è già stato ampiamente attestato sugli animali da laboratorio, smentendo le ipotesi contrarie, cioè che le sostanze inquinanti rimangano a livelli più alti in seguito alla ridotta capacità di metabolizzare tipica della malattia epatica.

Anche se l’uso dei pesticidi organoclorurati è stato vietato negli Stati Uniti negli anni Settanta - Ottanta, queste sostanze tossiche possono persistere a lungo nell’ambiente. La via principale di esposizione ad essi avviene mangiando cibo grasso, come alcuni tipi di pesce, o prodotti lattiero-caseari contaminati, mentre una donna incinta li può passare al feto attraverso la placenta o al neonato durante l’allattamento. Una volta che essi sono penetrati dentro al corpo, non vengono metabolizzati bene e si accumulano nel tessuto adiposo, quindi le persone in sovrappeso ne mantengono i livelli più alti.

Il tasso di obesità, che nella maggior parte dei casi compromette appunto anche la funzionalità del fegato, è in aumento negli Stati Uniti, di pari passo con il registrarsi delle malattie epatiche croniche più comuni, provocate anche dall’alcolismo e dall’epatite virale, classificate finora come la decima tra le principali cause di morte negli Stati Uniti, con circa $ 10 miliardi all’anno a carico delle spese sanitarie nazionali, secondo le stime dell’American Liver Foundation (ALF).

Rimane invece ancora un’incognita la reale incidenza a lungo termine dell’inquinamento ambientale sulla salute pubblica e sul tasso di mortalità in seguito ai casi scandalosi denunciati sempre più spesso nei cosiddetti paesi sviluppati. Anche gli italiani, inconsapevoli, si sono alimentati con prodotti alimentari e riserve idriche risultate contaminate da sostanze chimiche inquinanti tossiche per tutti gli organismi viventi e dannose per l’ambiente. Quali saranno le conseguenze?

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