Eco51 - La notizia non sembra essere tra le più originali eppure si tratta di una scoperta importantissima e allo stesso tempo molto preoccupante: alcuni pesci nella Baia di San Francisco, nell’area del Delta del fiume San Joaquin e la foce del Sacramento presentano gravi malformazioni e concentrazioni elevatissime di agenti chimici ritenuti nocivi per la salute e quindi responsabili di tali deformità. A sostenerlo è il professor David Ostrach in uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences nel novembre scorso. Si tratta però di un’indagine iniziata alla fine degli Anni Ottanta e presenta il vantaggio scientifico di essere stata condotta sugli ambienti reali e non su loro riproduzioni in laboratorio. Ciò ha comportato alcune difficoltà analitiche che non hanno ancora permesso di identificare tutte le connessioni tra evidenze patologiche e dati chimici: ciò che si sa, però, è che dal 2000 ad oggi si sono registrati numerosi casi di epidemie e malformazioni nelle specie ittiche, fenomeno indicato con la sigla POD “Pelagic Organism Decline”.Nelle acque della più importante riserva idrica della California sono stati rinvenuti eteri, bifenili ed altre sostanze chimiche largamente utilizzate nell’industria e nell’agricoltura. Le ragioni della moria sono state riassunte da Ostrach nelle malattie che colpiscono i pesci adulti, nella riduzione delle specie predate e nelle deformazioni che colpiscono le larve. Quest’ultimo aspetto appare il più preoccupante di tutti perché, ipotizza lo staff di ricercatori, le larve presenterebbero malformazioni di tipo congenito per l’azione delle sostanze chimiche sui loro genitori. Ciò comporterebbe una nuova rivalutazione della pericolosità dei pesticidi e delle altre sostanze inquinanti, anche perché quella in oggetto è la riserva d’acqua di circa 2/3 della California: molte fattorie, campi ed anche pescherie sono ora in allarme e temono per la salubrità dei propri prodotti.
In realtà l’allarme è un qualcosa di più di una semplice supposizione. Prendendo in esame il PDBE, un etere usato come ritardante di fiamma, i ricercatori hanno scoperto come questo non solo fosse in elevatissime concentrazioni nelle uova e nelle larve delle specie analizzate e del tutto assente in soggetti della stessa specie provenienti da altre aree, ma si riscontrasse anche nel latte materno di donne che abitano l’area di San Francisco. Non si sa cosa provochino queste sostanze nell’uomo, ma nei pesci inducono gravi patologie e mutazioni genetiche che si ripercuotono spesso sull’equilibrio ormonale e sul comportamento.
Se a ciò aggiungiamo il fatto che ad assumere tali sostanze, in base ai dati del prof. Ostrach, sono i bambini neonati si comprende bene la portata del problema. A peggiorare le cose ci sarebbero anche delle notevoli concentrazioni di pesticidi ormai banditi da anni come il famoso DDT: il quadro è allarmante e, allo stato attuale delle cose, non si vede una via d’uscita praticabile. Che Schwarzenegger non riesca in un’impresa da film?
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