Dietro il braccio di ferro commerciale Mosca-Kiev le pressioni contro il filo-occidentale Yushchenko. Intanto la guerra del gas tra Russia ed Ucraina ha cominciato a far sentire i suoi effetti nell'Unione Europea, dove le consegne di gas russo sono crollate colpendo dodici paesi.
PeaceReporter - Il colosso Gazprom ha ridotto del 90% le esportazioni verso Kiev. Il gruppo francese Gdf Suez ha annunciato che ieri le consegne erano diminuite "di oltre il 70% in Francia", in rapporto alle condizioni normali. Ma la Francia importa il 15% da Gazprom, di contro a Germania che ne importa il 44% e a Italia con il 37%. Nonostante l'Italia abbia ricevuto il 10% del proprio approvvigionamento, il portavoce del ministro per lo Sviluppo economico Scajola ha riferito che lo stoccaggio del nostro Paese è al 90%, e in caso di necessità esistono altre fonti di approvigionamento. Le consegne verso Croazia, Grecia, Bulgaria ed Ungheria sono interrotte. Davanti a questa situazione, la Commissione europea ieri ha chiesto che "le consegne di gas vengano ristabilite immediatamente". Gazprom ha annunciato che Mosca terrà dei negoziati con i partner europei l'8 gennaio a Bruxelles.
La guerra del gas non è solo una guerra economica.Un quarto delle forniture di gas dell'Europa proviene dalla Russia. L'80 percento passa dall'Ucraina attraverso un network di gasdotti di epoca sovietica. Il primo gennaio la Russia ha tagliato le forniture a Kiev affermando che il debito ucraino è di oltre 600 milioni di dollari. Mosca vuole anche alzare le tariffe, portandole a 450 dollari per mille metri cubi, più del doppio di quanto Kiev è disposta a sborsare. I russi accusano inoltre gli ucraini di rubare 65 milioni di metri cubi destinato all'Europa. Il presidente ucraino Viktor Yushchenko accusa Mosca di usare la leva energetica per rovesciarlo in quanto filo-occidentale. L'Ucraina preme da anni per entrare nella Nato e nell'Unione Europea, e il Paese ha attraversato diverse crisi istituzionali, ultima delle quali a novembre, quando il Primo ministro Yulia Timoshenko ha appoggiato la proposta di legge del Partito delle regioni di Yanukovich tesa a limitare le prerogative presidenziali, innescando una paralisi che durerà fino alle prossime elezioni, che verranno indette entro giugno. Federico Bordonaro, analista politico e direttore del sito di informazione di geopolitica 'Power and Interests News Report', sostiene che sul braccio di ferro tra Mosca e Kiev si proietti un Europa la cui politica è tutt'altro che unitaria.
Qual'è la posizione dell'Unione Europea di fronte alla crisi?
L'Unione Europea è divisa tra un asse che possiamo chiamare continentalista capeggiato da Germania, Francia, Spagna e Italia, che vedono in Mosca un partner strategico con cui intraprendere non solo rapporti legati alla questione sicurezza in tutta la fascia dell'Europa orientale, del Caucaso e dell'Asia centrale, ma anche di collaborazione energetica, data la stretta interdipendenza tra Europa e Russia. L'altro asse ha il suo alfiere nella Polonia, nei Paesi baltici, nell'Ucraina - quella parte di Ucraina filo-occidentale - e nella Repubblica Ceca, che ha anche la presidenza di turno dell'Unione Europea. Questi ultimi Paesi sono spesso appoggiati da Gran Bretagna e Svezia, che in questo momento sono un po' più cauti, e Stati Uniti, anche loro relativamente silenti perchè in una fase di transizione. L'Ucraina è il terreno di battaglia. L'Europa che si presenta al tavolo della trattativa con Russia e Ucraina non è un'Europa monolitica, ma con due approcci: uno più incline ai russi, l'altro più rigido, poichè non vuole rinunciare all'Ucraina come membro della Nato e della Ue. Per i Paesi come la Polonia e i Paesi baltici allontanare la frontiera russa è una questione strategicamente rilevante: significa avere un cuscinetto garantito dalla presenza Nato - e quindi statunitense - ed espandere il loro sistema Paese, dal punto di vista economico, finanziario ed energetico. L'Ucraina è un grande mercato e una risorsa di manodopera specializzata di alto livello.
Quando si sbloccherà il braccio di ferro?
E' probabile che la situazione si sblocchi in poco tempo, anche perchè Russia e Ucraina si stanno screditando entrambi. Se i russi forzano la mano rischiano che gli europei possano orientarsi, per scongiurare nuove crisi come questa, a percorsi alternativi, come il progetto di gasdotto 'Nabucco', raffreddando il loro interesse per South Stream e North Stream. Una posizione troppo rigida da parte dell'Ucraina non gioverebbe alla sua credibilità come nuovo eventuale membro dell'Unione Europea. Dato che Gazprom ha bisogno di soldi, essendo fortemente indebitata, ciò che potrebbe avvenire è che il prezzo che gli ucraini dovranno pagare per il gas aumenterà, magari in modo graduale e non brutale.
Come è successo con la Bielorussia il mese scorso...
Sì, quando i prezzi sono aumentati di poco, e Lukashenko ha offerto come contropartita il riconoscimento di Ossezia del Sud e Abkhazia.
In conclusione, l'obiettivo politico della guerra del gas è altrettanto importante rispetto a quello economico di Gazprom di 'far cassa'.
La Russia vuole impedire che Kiev entri nella Nato, far fuori Yushchenko e creare un'Ucraina post-arancione. Può riuscirci in due modi: o facendo vincere Yanukovich con il suo Partito delle Regioni o cercare di sostituire Yushchenko con la Timoshenko, ed è forse questa la strada più percorribile.
PeaceReporter - Il colosso Gazprom ha ridotto del 90% le esportazioni verso Kiev. Il gruppo francese Gdf Suez ha annunciato che ieri le consegne erano diminuite "di oltre il 70% in Francia", in rapporto alle condizioni normali. Ma la Francia importa il 15% da Gazprom, di contro a Germania che ne importa il 44% e a Italia con il 37%. Nonostante l'Italia abbia ricevuto il 10% del proprio approvvigionamento, il portavoce del ministro per lo Sviluppo economico Scajola ha riferito che lo stoccaggio del nostro Paese è al 90%, e in caso di necessità esistono altre fonti di approvigionamento. Le consegne verso Croazia, Grecia, Bulgaria ed Ungheria sono interrotte. Davanti a questa situazione, la Commissione europea ieri ha chiesto che "le consegne di gas vengano ristabilite immediatamente". Gazprom ha annunciato che Mosca terrà dei negoziati con i partner europei l'8 gennaio a Bruxelles.La guerra del gas non è solo una guerra economica.Un quarto delle forniture di gas dell'Europa proviene dalla Russia. L'80 percento passa dall'Ucraina attraverso un network di gasdotti di epoca sovietica. Il primo gennaio la Russia ha tagliato le forniture a Kiev affermando che il debito ucraino è di oltre 600 milioni di dollari. Mosca vuole anche alzare le tariffe, portandole a 450 dollari per mille metri cubi, più del doppio di quanto Kiev è disposta a sborsare. I russi accusano inoltre gli ucraini di rubare 65 milioni di metri cubi destinato all'Europa. Il presidente ucraino Viktor Yushchenko accusa Mosca di usare la leva energetica per rovesciarlo in quanto filo-occidentale. L'Ucraina preme da anni per entrare nella Nato e nell'Unione Europea, e il Paese ha attraversato diverse crisi istituzionali, ultima delle quali a novembre, quando il Primo ministro Yulia Timoshenko ha appoggiato la proposta di legge del Partito delle regioni di Yanukovich tesa a limitare le prerogative presidenziali, innescando una paralisi che durerà fino alle prossime elezioni, che verranno indette entro giugno. Federico Bordonaro, analista politico e direttore del sito di informazione di geopolitica 'Power and Interests News Report', sostiene che sul braccio di ferro tra Mosca e Kiev si proietti un Europa la cui politica è tutt'altro che unitaria.
Qual'è la posizione dell'Unione Europea di fronte alla crisi?
L'Unione Europea è divisa tra un asse che possiamo chiamare continentalista capeggiato da Germania, Francia, Spagna e Italia, che vedono in Mosca un partner strategico con cui intraprendere non solo rapporti legati alla questione sicurezza in tutta la fascia dell'Europa orientale, del Caucaso e dell'Asia centrale, ma anche di collaborazione energetica, data la stretta interdipendenza tra Europa e Russia. L'altro asse ha il suo alfiere nella Polonia, nei Paesi baltici, nell'Ucraina - quella parte di Ucraina filo-occidentale - e nella Repubblica Ceca, che ha anche la presidenza di turno dell'Unione Europea. Questi ultimi Paesi sono spesso appoggiati da Gran Bretagna e Svezia, che in questo momento sono un po' più cauti, e Stati Uniti, anche loro relativamente silenti perchè in una fase di transizione. L'Ucraina è il terreno di battaglia. L'Europa che si presenta al tavolo della trattativa con Russia e Ucraina non è un'Europa monolitica, ma con due approcci: uno più incline ai russi, l'altro più rigido, poichè non vuole rinunciare all'Ucraina come membro della Nato e della Ue. Per i Paesi come la Polonia e i Paesi baltici allontanare la frontiera russa è una questione strategicamente rilevante: significa avere un cuscinetto garantito dalla presenza Nato - e quindi statunitense - ed espandere il loro sistema Paese, dal punto di vista economico, finanziario ed energetico. L'Ucraina è un grande mercato e una risorsa di manodopera specializzata di alto livello.
Quando si sbloccherà il braccio di ferro?
E' probabile che la situazione si sblocchi in poco tempo, anche perchè Russia e Ucraina si stanno screditando entrambi. Se i russi forzano la mano rischiano che gli europei possano orientarsi, per scongiurare nuove crisi come questa, a percorsi alternativi, come il progetto di gasdotto 'Nabucco', raffreddando il loro interesse per South Stream e North Stream. Una posizione troppo rigida da parte dell'Ucraina non gioverebbe alla sua credibilità come nuovo eventuale membro dell'Unione Europea. Dato che Gazprom ha bisogno di soldi, essendo fortemente indebitata, ciò che potrebbe avvenire è che il prezzo che gli ucraini dovranno pagare per il gas aumenterà, magari in modo graduale e non brutale.
Come è successo con la Bielorussia il mese scorso...
Sì, quando i prezzi sono aumentati di poco, e Lukashenko ha offerto come contropartita il riconoscimento di Ossezia del Sud e Abkhazia.
In conclusione, l'obiettivo politico della guerra del gas è altrettanto importante rispetto a quello economico di Gazprom di 'far cassa'.
La Russia vuole impedire che Kiev entri nella Nato, far fuori Yushchenko e creare un'Ucraina post-arancione. Può riuscirci in due modi: o facendo vincere Yanukovich con il suo Partito delle Regioni o cercare di sostituire Yushchenko con la Timoshenko, ed è forse questa la strada più percorribile.
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