domenica, dicembre 14, 2008
Radio Vaticana - L’obiettivo di Pier Paolo Cito, la penna di Luigi Accattoli. Un fotografo dell’agenzia Associated Press e il vaticanista del Corriere della Sera, ripercorrono in un libro gli ultimi anni del pontificato di Giovanni Paolo II. “I giorni in cui il mondo si è fermato” illustra i viaggi, gli incontri, ma anche le ultime apparizioni di un Papa molto amato, immagini drammatiche, come quella di copertina: l’ultima foto pubblica di Karol Wojtyla, all’udienza generale del 30 marzo 2005. Al microfono di Francesca Sabatinelli ne parla uno degli autori, Pier Paolo Cito: (ascolta)

R. – Una foto molto importante, per me, e per la copertura del pontificato di Giovanni Paolo II. Questa è una foto in cui lui viene riportato all’interno del suo studio dopo l’ultimo tentativo che fece di parlare con i fedeli. In quel momento, io ero vicino all’obelisco. Continuai a fotografare – una cosa insolita – anche mentre veniva portato via. Non volevo smettere di fotografare. Quando è stato riportato dentro, istintivamente, continuai come succede quando si saluta un amico che si sa che non si rivedrà per molto tempo.
Si continua a salutare, anche se il treno è partito: è la stessa cosa che ho fatto io. Io ho continuato a scattare, anche se il Papa non si vedeva più. Successivamente, in ufficio, mi accorsi di questo momento che avevo colto: è l’ultimo sguardo in assoluto di Giovanni Paolo II. Non lo abbiamo più visto vivo.



D. – Questo libro ripercorre dieci anni di Pontificato di Giovanni Paolo II, dieci anni in cui tu l’hai seguito come fotografo: che cosa ha significato per te fotografare il Papa, fotografare Giovanni Paolo II anche come uomo?


R. – Fotografare il Papa è comunque una cosa non così facile come si pensa. Ci sono delle limitazioni tecniche: stiamo fotografando una persona che, oltre ad essere un capo di Stato, è il capo di una religione; quindi, c’è tutto un rispetto nei comportamenti, negli atteggiamenti che si hanno in Vaticano e all’estero, nei pressi dell’altare. Tutti quanti ricordate Giovanni Paolo II: era una persona molto disponibile. Molte volte si rivolgeva verso di noi e perfino negli ultimi momenti, quando era costretto ad usare il bastone, qualche volta ha iniziato a roteare il bastone per scherzare e per attirare l’attenzione. Per noi è stato molto particolare, anche come uomo. Lo abbiamo seguito per tanti anni e, quindi, abbiamo visto la sua vecchiaia. Nel momento in cui lui ha iniziato a star male, non fotografavamo solamente un Papa, ma anche una persona che stava male, una persona che ci era vicina.


D. – Cosa scopre di Giovanni Paolo II il lettore che sfoglia il libro, che guarda le tue foto?


R. – Già la copertina è un momento particolare. La cosa più triste è vedere il contrasto che c’era tra la sua grande forza spirituale, umana e il suo corpo, che lo stava abbandonando. E questa è la cosa che più ha colpito noi e che si vede anche nel libro: la sua volontà, che è stata forte fino alla fine, ma il suo corpo che non ha retto e che poi lo ha abbandonato.


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