Eco51.it - Il 28 dicembre a Reggio Calabria e Messina non sarà una giornata come tutte le altre. Saranno infatti passati 100 anni dal terribile terremoto che colpì lo Stretto nel 1908, provocando ingenti danni alle costruzioni e uccidendo 80.000 persone in meno di 40 secondi. Fu il più devastante evento sismico di quella zona, che raggiunse i 10 gradi della Scala Mercalli. Molti quartieri vennero rasi al suolo e alla popolazione vennero date delle sistemazioni provvisorie al fine di permettere i lavori di ricostruzione. Ad inizio '900 la situazione economica e politica dell’Italia, che non aveva ancora 50 anni di storia, non era tra le più floride e la ricostruzione fu più lenta del previsto: ci furono crisi internazionali, il fascismo, due guerre, il boom edilizio, la Guerra Fredda, gli Anni di Piombo e l’11 settembre, ma i lavori non sono ancora ultimati.Legambiente si è recata nei quartieri popolari messinesi dell’Annunziata, Giostra, Camaro e vari altri fondi, e hanno documentato una situazione di degrado del tutto analoga a quella delle favelas brasiliane. Qui le persone vivono ancora in condizioni igieniche precarie, in baraccopoli fatte di legno marcio, lamiere arrugginite e tettoie in eternit: insetti e topi sono gli ospiti indesiderati più frequenti soprattutto in estate, mentre in inverno si soffre il freddo e si rischiano incidenti con le stufe a gas. Guardandosi intorno si scorgono ancora le prime capanne in legno, riadattate con strutture in muratura nel Ventennio Fascista e poi integrate con le “casette ultrapopolari provvisorie” della seconda metà del secolo scorso.
In totale sono 3.100 le famiglie che abitano queste baraccopoli, in cui si contano 3.336 unità abitative (ed è un eufemismo): sono passati 100 anni da quando i loro antenati vi sono entrati per la prima volta, credendo di dovervi rimanere solo qualche settimana e senza essere minimamente sfiorati dall’idea che vi avrebbero trascorso la propria vita ben 4 generazioni.
Ce n’è abbastanza per gridare allo scandalo: essendo passato un secolo, probabilmente il termine emergenza ambientale è fuori luogo e andrebbe sostituita con espressioni più adeguate come “disastro”. Di tanto in tanto si torna a parlare della questione della sicurezza e degli standard antisismici da adottare nelle costruzioni, ma poi si commettono gravi omissioni come quella di aver dimenticato i terremotati nei container per un secolo. I questo senso suona quasi beffarda l’emissione di un francobollo commemorativo e le manifestazioni che si svolgeranno a Messina per ricordare quei tragici eventi: nei container, di persone che quel sisma non se lo dimenticano, ce ne sono diverse migliaia.
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