Scoperta una strage avvenuta un mese fa. I caschi blu non se ne accorsero.
Peacereporter - Il mese scorso a Kiwanja, un centro nella zona orientale del Congo, oltre 150 persone sono state uccise in meno di 24 ore nel corso di esecuzioni sommarie condotte dai ribelli che hanno preso il controllo della regione: la strage ha avuto luogo mentre 100 Caschi blu delle Nazioni Unite si trovavano un chilometro e mezzo dalla città. La 'scoperta' è stata fatta in seguito a interviste con le vittime, con gli operatori umanitari e le organizzazioni per i diritti umani, che hanno ricostruito la dinamica dei fatti attribuendo alle milizie di Nkunda (Cndp, Congresso nazionale per la difesa del popolo) la responsabilità del massacro. La vicenda risale al 28 ottobre scorso, quando l'esercito congolese abbandonò la città spinto dall'avanzata dei ribelli. Nella fuga, i soldati si diedero al consueto copione di stupri e saccheggi. I residenti non avevano che due opzioni: seguire i soldati nella fuga o attendere i ribelli. I miliziani di Nkunda, presa Kiwanja senza sparare un colpo, ordinarono ai residenti di dar fuoco ai campi profughi, che ospitavano 30 mila persone scampate ai precedenti scontri, dicendo loro che la situazione in città era tornata tranquilla. Una settimana dopo, la città fu sconvolta dall'attacco a sopresa dei Mai Mai, un'altra milizia ribelle. Gli uomini di Nkunda, cacciati i Mai Mai, cominciarono il masacro, accusando alcuni dei residenti di spalleggiare i Mai Mai e chiedendo soldi. Chi non aveva soldi veniva ucciso. Secondo alcune testimonianze video, a comandare i ribelli è stato il luogotenente di Nkunda, Jean Bosco Ntaganda, il cui nome di battaglia è Terminator, ricercato dalla Corte Penale Internazionale.
Forza senza forza. La strage è avvenuta a poco più di un chilometro e mezzo dalla base del contingente Monuc di Caschi Blu, composto da un centinaio di persone circa. I 'peacekeepers', che stavano evacuando gli operatori umanitari e cercando un giornalista straniero rapito, non sono riusciti a comprendere ciò che stava succedendo a Kiwanja fino a quando il massacro non è stato compiuto. Senza adeguate capacità di intelligence, senza neppure un interprete in grado di parlare la lingua dei vari gruppi operanti nella regione, i Caschi Blu sono stati presi completamente alla sprovvista a causa di un 'insieme di circostanze', secondo quanto riferito dal loro comandante, H. S. Brar: "scarsa comunicazione, scarso organico, scarsi mezzi e... una buona dose di sfortuna". I blindati dei peacekeepers sono del tutto inadatti al terreno fangoso della regione, e i pattugliamenti non vengono effettuati perchè le armi pesanti dei ribelli possono facilmente forare la blindatura dei mezzi.
Il massacro di Kiwanja è l'ennesimo esempio del naufragio della più grande missione Onu dislocata in un Paese in guerra: oltre 18 mila uomini, ai quali se ne stanno aggiungendo in questi giorni altri 3 mila, come stabilito il 20 novembre dal Consiglio di Sicurezza Onu. La stessa assemblea ha deciso che alla fine del 2008 la Monuc cesserà il suo mandato nella Repubblica Democratica del Congo, decretandone il totale fallimento.
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