La Chiesa di Beirut si mobilita a sostegno dei cristiani esuli dall’Iraq.
RadioVaticana - Creare in Libano, Siria e Giordania le condizioni per una permanenza e negoziare in Iraq uno statuto particolare che consenta ai cristiani di vivere e professare liberamente la propria fede. Queste – secondo il quotidiano Avvenire - le priorità del piano d’azione a sostegno dei cristiani esuli dall’Iraq proposto dall’episcopato caldeo di Beirut, capitale del Libano, da lungo tempo rifugio di centinaia di migliaia di profughi. Un piano che ipotizza la mobilitazione di ONU, UE e Paesi Arabi e che intende giungere alla stipula di un accordo internazionale. “La mia missione è salvare questo popolo” ha detto Michel Kassarij, vescovo caldeo di Beirut, che traccia i contorni di quella che in altre aree del globo è definita “pulizia etnica”: “Questo mese 32 famiglie dall’Iraq, il mese scorso lo stesso: noi ne abbiamo registrate 1200 ma molte preferiscono restare completamente nell’ombra. In Siria e Giordania ce ne sono molti di più e sulla loro sorte e situazione sappiamo molto poco”. Un peggioramento della situazione – osserva Michel Kasdarno, direttore del centro informazioni della Chiesa caldea – è seguito all’assassinio, nel marzo scorso, del vescovo di Mosul, mons. Paulos Faraj Rahho. Da allora – riferisce – anche l’esodo dalla regione è fortemente aumentato: per le minacce degli integralisti islamici, le accuse di collaborazione con gli americani, e il pericolo rappresentato dalle bande di delinquenti. E ancora, per il miraggio di un futuro migliore in Occidente, che spesso incontra la disillusione e cela il rischio di una perdita della propria identità. Per febbraio è in preparazione un convegno internazionale a cui saranno invitate tutte le componenti religiose e politiche del Medio Oriente. L’obiettivo è quello di individuare soluzioni condivise al fine di salvare i caldei profughi dall’Iraq e rendere possibile la presenza dei cristiani nei territori. “Non si cerca un’autonomia politica e amministrativa – spiega infine Kasdarno - ma individuare una regione storica protetta da una forza internazionale dell’ONU”.
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