Agenzia Misna - Negli ultimi cinque anni quasi 7500 persone sono morte mentre erano detenute o in custodia della polizia, con una media di quattro morti al giorno: la denuncia viene dall’organizzazione non governativa (ong) per i diritti umani, Asean centre for human rights (Achr), con sede a New Delhi, che ha diffuso oggi il rapporto ‘Torture in India 2008: a State of Denial’, la prima ricognizione mai fatta nel paese sull’argomento. La tesi principale del documento è che la mancanza di vere inchieste e la normativa in vigore, rendendo difficile l’incriminazione diretta di militari e poliziotti, determina una vera e propria impunità che favorisce la diffusione di questo fenomeno, ufficialmente negato dalle istituzioni. Dal 2002 al 2007, ci sono state esattamente .468 morti, mentre dal 1994 allo scorso anno la Commissione nazionale per i diritti umani (Nhrc) ha appoggiato una richiesta di risarcimenti ai familiari in 684 casi, mentre solo quattro poliziotti nel 2004 e tre nel 2005 sono stati incriminati e condannati. Il ministero attribuisce le cause delle morti a “malattie, cause naturali, fughe, suicidi, omicidi per mano di altri detenuti, rivolte, incidenti durante cure ospedaliere”; ma la Achr precisa che il ministero non ha chiarito, ad esempio, “perché tanti accusati si suicidano mentre sono in custodia della polizia, cosa li spinge a commettere quel gesto e come hanno avuto accesso ai mezzi per farlo”. L’ong ha inoltre criticato aspramente la stessa Nhrc, accusandola di favorire la conciliazione economica piuttosto che fare pressione per portare i casi davanti alla giustizia. È dal 1993, ricorda l’Achr, che l’India non autorizza una missione di verifica dell’inviato speciale dell’Onu sulla tortura e pur avendo firmato la Convenzione contro la tortura nel 1997, non l’ha ancora ratificata, cosa che l’ong sollecita il governo a fare anche per aggiornare la legislazione nazionale.[BF]
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