Un libro di 500 pagine in cui la Knox racconta i 4 anni trascorsi in carcere in Italia dopo l’accusa dell’omicidio di Meredith Kercher
“Waiting to be heard”: così si intitola il libro dell’americana Amanda Knox, accusata insieme a Raffaele Sollecito di essere l’autrice del cosiddetto “delitto di Perugia”. La Knox fu arrestata ma dopo 4 anni di detenzione in Italia fu assolta ed tornò presto nella sua terra d'origine, accolta dai suoi connazionali che hanno sempre creduto alla sua innocenza.
Nonostante la sua detenzione sia finita, Amanda ha ancora qualcosa da dire. “In attesa di essere ascoltata”: è questa infatti la traduzione letterale del titolo del suo libro. Ma cosa avrà da dire? Molto, a quanto pare. Infatti in 500 pagine sostiene di aver raccontato la sua innocenza, le attese per i processi, la paura di non essere creduta, le molestie subite durante i 4 anni di detenzione in Italia. In sostanza “il suo inferno”. “Era lui ad accompagnarmi a tutte le visite mediche, a volte anche due in un solo giorno - ha scritto Amanda riguardo ad un ispettore di polizia penitenziaria delle Capanne - e poi nel cuore della notte insisteva a convocarmi in un ufficio al terzo piano del carcere, dove continuava a farmi domande personali”. “Voleva sapere - continua Amanda - con chi e come avevo fatto sesso”. C’è da dire che la versione di Amanda non è mai stata inserita nei documenti processuali e che l’ispettore in questione ha sempre ammesso di aver parlato di Meredith con Amanda ma anche che a portare il discorso sul sesso era sempre e solo la ragazza.
Amanda tratta nel suo libro anche questo tema. Parla di una delle compagne di cella che le chiedeva di avere rapporti omosessuali con lei e di altre guardie che, pochi giorni dopo l’arresto, le avevano comunicato – falsamente – di essere risultata positiva al test per Hiv. Una serie di accusedavvero molto pesanti.
Dopo il tentativo della Cassazione di riaprire il caso, Amanda si definisce “amareggiata” di questa decisione. La riapertura del processo in ogni caso non è per nulla facile, sia perché riuscire a mettere in atto un'estradizione è di per sé difficile, sia perché la Knox è particolarmente amata e difesa dai suoi connazionali.
Nelle pagine del suo libro la ragazza racconta anche di aver pensato al suicidio. Betsy Gleck, editor della rivista People per cui Amanda ha rilasciato un’intervista, definisce il libro “molto riflessivo, articolato ed emozionale”. E le emozioni riguardo a ciò che è accaduto a Meredith sono state messe nero su bianco su una lettera che Amanda avrebbe scritto in carcere per i genitori della ragazza uccisa: “Mi dispiace per la vostra perdita ma non sono la persona che ha ucciso vostra figlia”, diceva in sostanza alla famiglia Kercher. “Nel relativamente breve periodo in cui Meredith è stata parte della mia vita - si legge nella lettera - lei era sempre gentile con me. Penso a lei ogni giorno”. I legali le avevano sconsigliato di mandarla perché avrebbe potuto influenzare negativamente il processo in corso, ma il contenuto della lettera è adesso stato divulgato e la stessa Knox ha ammesso di sperare che i genitori di Meredith leggano il suo libro.
L’uscita del libro è prevista per il 30 aprile 2013. Non ci sono stati slittamenti, nonostante la cancellazione dell’assoluzione per la Knox e Sollecito. In fondo questa storia che, ricordiamolo, ha visto il delitto violentissimo di una giovane ragazza, è già diventata film. Nel 2011 è uscito infatti “Amanda Knox: Murder on Trial in Italy” del regista Robert Dornhelm, che è stato al centro di numerose polemiche da parte degli stessi legali della Knox, che avevano diffidato Mediaset dal trasmetterla. Due anni dopo il film, saranno disponibili nelle librerie americane le memorie della venticinquenne di Seattle che vuole dire la sua: “Waiting to be heard” si prospetta già come un successo editoriale.
“Waiting to be heard”: così si intitola il libro dell’americana Amanda Knox, accusata insieme a Raffaele Sollecito di essere l’autrice del cosiddetto “delitto di Perugia”. La Knox fu arrestata ma dopo 4 anni di detenzione in Italia fu assolta ed tornò presto nella sua terra d'origine, accolta dai suoi connazionali che hanno sempre creduto alla sua innocenza.
Nonostante la sua detenzione sia finita, Amanda ha ancora qualcosa da dire. “In attesa di essere ascoltata”: è questa infatti la traduzione letterale del titolo del suo libro. Ma cosa avrà da dire? Molto, a quanto pare. Infatti in 500 pagine sostiene di aver raccontato la sua innocenza, le attese per i processi, la paura di non essere creduta, le molestie subite durante i 4 anni di detenzione in Italia. In sostanza “il suo inferno”. “Era lui ad accompagnarmi a tutte le visite mediche, a volte anche due in un solo giorno - ha scritto Amanda riguardo ad un ispettore di polizia penitenziaria delle Capanne - e poi nel cuore della notte insisteva a convocarmi in un ufficio al terzo piano del carcere, dove continuava a farmi domande personali”. “Voleva sapere - continua Amanda - con chi e come avevo fatto sesso”. C’è da dire che la versione di Amanda non è mai stata inserita nei documenti processuali e che l’ispettore in questione ha sempre ammesso di aver parlato di Meredith con Amanda ma anche che a portare il discorso sul sesso era sempre e solo la ragazza.
Amanda tratta nel suo libro anche questo tema. Parla di una delle compagne di cella che le chiedeva di avere rapporti omosessuali con lei e di altre guardie che, pochi giorni dopo l’arresto, le avevano comunicato – falsamente – di essere risultata positiva al test per Hiv. Una serie di accusedavvero molto pesanti.
Dopo il tentativo della Cassazione di riaprire il caso, Amanda si definisce “amareggiata” di questa decisione. La riapertura del processo in ogni caso non è per nulla facile, sia perché riuscire a mettere in atto un'estradizione è di per sé difficile, sia perché la Knox è particolarmente amata e difesa dai suoi connazionali.
Nelle pagine del suo libro la ragazza racconta anche di aver pensato al suicidio. Betsy Gleck, editor della rivista People per cui Amanda ha rilasciato un’intervista, definisce il libro “molto riflessivo, articolato ed emozionale”. E le emozioni riguardo a ciò che è accaduto a Meredith sono state messe nero su bianco su una lettera che Amanda avrebbe scritto in carcere per i genitori della ragazza uccisa: “Mi dispiace per la vostra perdita ma non sono la persona che ha ucciso vostra figlia”, diceva in sostanza alla famiglia Kercher. “Nel relativamente breve periodo in cui Meredith è stata parte della mia vita - si legge nella lettera - lei era sempre gentile con me. Penso a lei ogni giorno”. I legali le avevano sconsigliato di mandarla perché avrebbe potuto influenzare negativamente il processo in corso, ma il contenuto della lettera è adesso stato divulgato e la stessa Knox ha ammesso di sperare che i genitori di Meredith leggano il suo libro.
L’uscita del libro è prevista per il 30 aprile 2013. Non ci sono stati slittamenti, nonostante la cancellazione dell’assoluzione per la Knox e Sollecito. In fondo questa storia che, ricordiamolo, ha visto il delitto violentissimo di una giovane ragazza, è già diventata film. Nel 2011 è uscito infatti “Amanda Knox: Murder on Trial in Italy” del regista Robert Dornhelm, che è stato al centro di numerose polemiche da parte degli stessi legali della Knox, che avevano diffidato Mediaset dal trasmetterla. Due anni dopo il film, saranno disponibili nelle librerie americane le memorie della venticinquenne di Seattle che vuole dire la sua: “Waiting to be heard” si prospetta già come un successo editoriale.
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Sono presenti 2 commenti
Che schifo. E' propio vero che per diventare famosi ed essere coccolati bisogna diventare delinquenti di vario tipo, ancor meglio se assassini! Se quella è innocente, io sono un russo!
Infatti sei un russo....Non conosci gli atti e quindi non puoi esprimere una opinione cosi' a pelle.
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