mercoledì, giugno 23, 2010
Sono passati 10 anni dalla morte di Vittorio Gassman, il 29 giugno 2000, "ma a me sembrano molti di meno", racconta in esclusiva all'ANSA Alessandro Gassman.

di Alessandra Magliaro

Ansa.it
- Terzogenito, dopo Paola e Vittoria e prima di Jacopo che ora fa il regista, con il passare del tempo sente di "assomigliargli sempre di più, in tante cose del lavoro e del privato. Mi fa piacere anche quando mi dicono che sembro lui fisicamente". - L'Italia, 10 anni dopo, ha la memoria corta su Vittorio Gassman? "In genere questo paese ce l'ha su questi anniversari ma mio padre in tanti se lo ricordano, e questo è toccante e come figlio mi inorgoglisce, mi dà la sensazione di quanto lui, come altri della sua generazione, abbiano costruito con il cinema e il teatro il tessuto culturale italiano del dopoguerra, quello stesso oggi così degradato. Mi arrivano lettere dall'estero, intitolano a lui strade, teatri, premi. La Mostra di Venezia, il 1 settembre che era anche il giorno del suo compleanno, aprirà con evViva Gassman, un documentario cui si sta dedicando Giancarlo Scarchilli, e di cui io sono una sorta di cicerone: si andrà alla scoperta di mio padre e ci saranno 40 persone da Jean Louis Trintignant a Mario Monicelli, da Paolo Virzì a Carlo Verdone a ricordarlo. Sempre a Venezia a Campo san Polo proietteranno Profumo di donna restaurato e al Festival di Roma ci sarà una gigantografia per lui". - Come Sordi o altri grandi personaggi è stato vittima di luoghi comuni, la sua classicità ad esempio era così vera? "Falso, a teatro fu un grande innovatore. Con il teatro popolare puntò al decentramento nelle periferie e fece il primo teatro tenda in Italia, rimettendoci di suo pure un sacco di soldi". - Cosa avrebbe pensato di tutti questi omaggi? "Un po' mi fanno sorridere: specie negli ultimi tempi scherzando mi diceva, non ricordatevi di me in maniera funebre, ma evViva Gassman farà commuovere ma anche molto ridere". - Ad Alessandro Gassman, che aveva 35 anni alla morte del padre, capita di pensarci? "Spesso. Sono uguale a lui sul lavoro, uno stakanovista. Vittorio oltre che padre è stato anche il mio maestro, mi viene naturale rivolgermi a lui, pensare a come si sarebbe comportato". - Avrebbe manifestato contro i tagli alla cultura nella manovra finanziaria? "Non era nelle sue corde, ma certo si sarebbe indignato e come sempre, anzi a maggior ragione oggi che avrebbe avuto 88 anni, avrebbe detto quello che pensava senza peli sulla lingua, esattamente come fa Mario Monicelli. Anzi a pensarci sono contento che non debba assistere oltre che ai tagli alla situazione di degrado culturale, alla distruzione della lingua italiana, alla confusione di un mestiere in cui basta un reality tv per farti andare avanti. Oggi si sarebbe rintanato in teatro, non come rifugio, ma come passione fortissima e come libertà totale come ha sempre fatto. Oggi sono convinto che potendo, quello sarebbe stato il mio posto e mi fa piacere avere ereditato da lui questa grande passione per il teatro - dice Alessandro che è anche direttore del teatro stabile del Veneto - oltre ad un grande senso della disciplina e un enorme rispetto per il lavoro". - Il figlio di Vittorio Gassman che padre è a sua volta? "Maturo. Leo ha oggi 11 anni e mi rendo conto che anche qui l'impronta di mio padre si fa sentire. Io sono cresciuto nell'amore sì ma anche nel rigore, dico spesso più addestrato che allevato. Ho avuto un padre ferreo, classico, all'antica e in fondo mi sento un po' così anche io e penso pure che questo paese avrebbe necessità di più padri così perché di maleducazione in giro ce ne è troppa e a me indigna".

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